lunedì 27 ottobre 2014

Omaggio a Enrico Mattei, imprenditore formidabile

Convinto seguace della "legge di Ojetti", suo mentore e protettore, Indro Montanelli - secondo quanto riportano Gerbi e Liucci nel loro incredibile volume Indro Montanelli, una biografia (1909-2001), Hoepli, 2014, che vi consigliamo caldamente - scrisse: "Di ciò che noi abbiamo fatto, nulla rimarrà: viviamo in un Paese di contemporanei, senza antenati nè posteri perchè senza memoria".
Proprio per evitare che la memoria svanisca, oggi ricordiamo un personaggio grandioso, Enrico Mattei, fondatore dell'ENI.

Cinquantadue anni fa, il 27 ottobre 1962, alle ore 19 circa, l’aereo di Enrico Mattei proveniente da Catania e diretto a Milano, un Morane Saulnier, cade nei cieli di Bascapè, località Albaredo, vicino Pavia, in procinto di atterrare a Linate.

Muore un protagonista assoluto del prodigioso sviluppo economico dell’Italia del dopoguerra. “Con la morte di Mattei l’Italia, e forse l’Europa, ha perso una delle personalità più eccezionali degli anni del dopoguerra” (The Guardian, 1962).

Enrico Mattei influenzò più di qualunque altro il continuo boom del dopoguerra, conosciuto come il "miracolo economico italiano” (Time, 1962).

L’Italia nel 1945 era in condizioni talmente disastrate da far supporre una sua dipendenza economica di lunga durata, e forse irreversibile. Si stimava nel 1945 che il reddito pro-capite fosse inferiore ai livelli del 1861.

In questa situazione era entrato in scena Enrico Mattei, nominato dal Comitato di liberazione nazionale per l’alta Italia (Clnai) commissario straordinario dell’AGIP (Azienda Italiana Generale Petroli). Il cruccio di Mattei divenne ben presto quello di elevare l'Italia al rango di potenza petrolifera.

Per contrastare Mattei, venne attuata dalla lobby petrolifera statunitense una azione molto decisa sul Governo Italiano al fine di fermare le ricerche dell’AGIP. L’AGIP effettivamente non riuscirà a ottenere alcun finanziamento dello European Recovery Program (ERP, alias Piano Marshall) per l’acquisto delle proprie attrezzature.

Il Ministro delle Finanze Ezio Vanoni voleva che Mattei potenziasse l’AGIP, allargasse la sua attività, la rendesse forte abbastanza da combattere ad armi pari con le società americane, perchè doveva divenire il nucleo centrale di una vasta economia statale.

Con l’appoggio fondamentale di Vanoni e del Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi – inizialmente propenso a smantellare l’AGIP - Mattei riuscì a creare le condizioni per l’approvazione in Parlamento della legge che avrebbe istituito l’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI).

Mattei intuì le potenzialità enormi del settore petrolifero, e aprì la strada per realizzarle a vantaggio del nostro paese. L’energia metanifera per la ricostruzione, la modernizzazione, la competitività dell’industria italiana, è venuta dall’ENI. Mentre con la politica di reperimento delle fonti petrolifere all’estero, Mattei ha reso l’Italia autonoma – rispetto alle grandi potenze – nell’approvvigionamento energetico.

Mattei rivendica condizioni di non discriminazione, di parità, di sviluppo non condizionato da interessi stranieri.

L’ENI ha promosso e gestito la politica energetica del nostro paese per più di quarant’anni, consentendo all’Italia di essere presente nelle grandi trattative internazionali per il petrolio. Lo sviluppo economico italiano deve molto all’ENI.

La grande intuizione di Enrico Mattei fu disegnare uno scenario futuro dove i paesi arabi – nel quadro del grande movimento di decolonizzazione - avrebbero esautorato le “Sette sorelle” dell’oligopolio petrolifero e messo sotto il loro diretto controllo le riserve di oro nero. Come ci racconta Mario Pirani “La previsione di una rottura del cartello petrolifero spinse Mattei alla ricerca di uno spazio autonomo non condizionato dall’egemonia dell’oligopolio internazionale, all’offerta di un rapporto diretto coi paesi di nuova indipendenza, attraverso la definizione di contratti di “partnership” con i loro governi al perseguimento della diversificazione delle fonti di approvvigionamento dell’Italia”.

Le Sette sorelle erano: Standard Oil Company of New Jersey (Exxon), Socony-Vacuum Oil (Mobil), Standard Oil Company of California (SOCAL), la Texas Oil Company (Texaco), la Gulf Oil Corporation, la Royal Dutch Shell Oil Company, la Anglo-Iranian Oil Company (AIOC, successivamente British Petroleum).

I successori di Mattei non capirono che dietro il sogno matteiano vi era una illuminante e realistica previsione della crisi petrolifera, destinata a esplodere di lì a poco tempo e che giustificava impegni finanziari, investimenti, un sistema di alleanze, al fine di attenuare l’impatto negativo sull’Italia, la più esposta alla dipendenza energetica.

Eugenio Cefis – a cui furono dati i poteri esecutivi alla morte di Mattei - trasformò l’ENI in un “mercante” che opera dentro spazi che altri gli assegnano, attuando con spregiudicatezza la politica di liquidazione dell’eredità di Mattei e di trasformazione dell’ente petrolifero di Stato in un soggetto subalterno alle grandi compagnie internazionali.

Con la sua scomparsa viene meno non solo un grande imprenditore pubblico, ma il soggetto propulsivo di una politica energetica dell’Italia. Non siamo il paese europeo con i costi energetici più cari? Tutto nasce dalla tragica caduta dell’aereo di Mattei il 27 ottobre 1962.

Abbiamo adottato un’impostazione nuova, perchè non ci piaceva lasciare operare nel nostro paese imprese esclusivamente straniere, rimanendo solo a guardare. Esse ci lasciavano margini ridicoli di guadagno nella raffinazione, che divenivano quasi nulli nella vendita. Tutto il proftto rimaneva alla produzione, con l’alto prezzo di vendita delpetrolio. Io ho già avuto modo di dichiarare che che oggi il prezzo del petrolio nel mondo arabo e in tutto il Medio Oriente è formato per un quinto dai costi di produzione, per due quinti dalle royalties spettanti ai paesi concessionari e per due quinti dagli utili delle grandi compagnie. Ed è su quest’ultima parte che noi non siamo d’accordo. Non siamo d’accordo perchè danneggia enormemente la nosra espansione, la nostra possibilità di sviluppo industriale”(Enrico Mattei, 1 luglio 1960)

Per questo facciamo assegnamento sui giovani, gli uomini di domani, che dovranno raccogliere la nostra bandiera ed andare avanti, nell’interesse del nostro paese: affinchè il nostro paese possa contare qualche cosa domani, poichè non c’è indipendenza politica se non c’è indipendenza economica.


Noi non possiamo seguitare a passare attraverso degli intermediari stranieri per rifornirci di una materia prima indispensabile: ci costa troppo caro; ce lo dicono i nostri economisti (Mattei aveva come consigliere l’economista Giorgio Fuà, che sosteneva la necessità di un intervento dello stato nel controllo di energia per il superamento delle situazioni di squilibrio economico strutturale, ndr) e hanno ragione” (Enrico Mattei, 11 gennaio 1958)

Walter Bonatti
In certe imprese Mattei sembra solo, come Bonatti (leggi post Omaggio a Walter Bonatti ) su per la parete nord del Cervino”, Giuseppe Ratti (collaboratore di Mattei)

Enrico Mattei era un uomo secco e virile, nazionalista e populista, onesto e corruttore, uno che usava la politica per farsi largo, ma anche per fare, e fare bene, nella vita pubblica. Tipi così ne avevo conosciuti durante il fascismo, tipi così ce ne saranno sempre in Italia, della specie dei condottieri, amati e odiati, profondamene italiani, profondamente antitaliani. Nel ’45 Mattei aveva salvato dalla liquidazione l’industria petrolifera italiana e aiutato da uomini simili a lui, profondamente italiani, profondamente antitaliani, come Vanoni, De Gasperi, aveva creato l’ENI”. (Giorgio Bocca, Il Provinciale, Mondadori, 1991)

Enrico Mattei, il creatore fuorilegge della nostra industria dell’energia, piaceva poco ai nostri conservatori del “salotto buono”, ma solo perchè faceva per conto dello stato ciò che essi facevan per gli interessi loro. Tutti dominati dall’illibero arbitrio, dalla corsa dei topi” (Giorgio Bocca, Il Sottosopra, Mondadori, 1994)

Per saperne di più sulla morte di Enrico Mattei, vi invito alla lettura di Giallo Mattei, il post successivo.

Bibliografia e approfondimenti:

Italo Pietra, Mattei. La pecora nera, Sugarco Edizioni, 1987
Nico Perrone, Obiettivo Mattei, Gamberetti Editrice, 1995
Giorgio Galli, La regia occulta. Da Enrico Mattei a Piazza Fontana, Tropea Editore, 1996
Nico Perrone, Giallo Mattei, Stampa Alternativa, 1999
Nico Perrone, Enrico Mattei, Il Mulino, 2001
Benito Li Vigni, Il caso Mattei, Editori Riuniti, 2003
Leonardo Maugeri, L’era del petrolio, Feltrinelli, 2006
Nicola Casertano, La sfida al’ultimo barile, Brioschi Editore, 2009
Massimo Nicolazzi, Il prezzo del petrolio, Boroli Editore, 2009
Mario Pirani, Poteva andare peggio, Mondadori, 2010

lunedì 20 ottobre 2014

Renzi sconfigga l'inerzia italiana. Bisogna reagire alle provocazioni di Bartleby lo scrivano

Quest'estate la rubrica della brillante giornalista Maria Laura Rodotà sul Corriere della Sera era intitolata "Preferirei di no", e chiaramente ispirata al classico di Herman Melville, Bartleby lo scrivano, il quale, nonostante le sollecitazioni del mondo, pervicacemente rispondeva sempre "I would prefer not to".

Come spiegato in modo esauriente dagli psicologi comportamentalisti, noi fatichiamo a mettere a fuoco il lungo termine, e abbiamo una tendenza atavica a procrastinare. Si rimanda la scelta di un piano previdenziale, la decisione di smettere di fumare, una visita dal medico, l'esercizio fisico, o l'inizio di una dieta.

Cass Sunstein nel suo Semplice. L'arte del governo nel terzo millennio (Feltrinelli, 2014) riassume efficamente così: "E' spesso il Sistema 1 a prevalere. Per alcuni il futuro è un Paese straniero - Laterland, "Dopolandia".

Il premio Nobel per l'Economia Daniel Kahneman, nel suo magistrale Pensieri lenti e veloci (Mondadori, 2012) ha spiegato che la mente umana contiene due sistemi cognitivi, soprannominati Sistema 1 e Sistema 2. Il primo opera in modo automatico, è emotivo e intuitivo. Il secondo - Sistema 2 - è più elaborativo e riflessivo.

Il Sistema 1 può essere sintetizzato nella preghiera di Sant'Agostino: "Dammi castità e continenza, ma non subito". Per molti di noi, il benessere è in buona parte assicurato se il nostro ambiente sociale ci consente di prosperare anche se non facciamo niente.

Spesso leggendo i giornali e osservando il funzionamento del Sistema Italia, sembra che gli italiani siano dominati dal Sistema 1, che la riflessione e l'analisi sia rimandata, che le decisioni importanti siamo sempre procrastinate.

Qualche settimana fa il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ha ricordato a Sulmona Carlo Azeglio Ciampi, che il prossimo dicembre compirà 94 anni. Nel suo intervento in onore di Ciampi, Visco si è soffermato sull'importanza del decidere, di chiudere la fase di pensiero e dare seguito alle decisioni: "Nella gestione interna della Banca, (Ciampi, ndr) verrà ricordato per aver saputo utilizzare con risultati notevoli la discussione su tutti i temi sui quali avrebbe poi esercitato con pienezza, al momento delle decisioni, la sua responsabilità individuale. "La discussione non è mai fine a se stessa, e non è mai senza fine, deve finire, ci sono tempi da rispettare. […] Ci vuole il massimo della conoscenza. Ma poi c’è l’esigenza di smettere, di mettere la parola fine a un processo conoscitivo altrimenti senza fine, e di chiudere con la decisione, con la scelta. Bisogna mantenere la differenza tra conoscenza e atto volitivo" (Da Livorno al Quirinale, p. 137).

Ecco quello che manca a questo Paese, a tutti i livelli, nel privato e nel pubblico, l'atto volitivo.
Caro #Renzi, dai spazio all'atto volitivo e spacca i meccanismi inerziali. Te ne saremo grati in eterno.

lunedì 13 ottobre 2014

Chiudiamo al più presto l'Assemblea Regionale Siciliana, epitaffio italiano. Buttanissima Sicilia

Palazzo dei Normanni
Ogni qual volta leggo dei benefici dei deputati dell'Assemblea Generale Siciliana, mi viene il sangue alla testa. L'ultima della serie è la piscina abusiva nella villa al mare costruita dall'assessora Mariarita Sgarlata.

L'Italia non è più in grado di sopportare il malaffare della politica siciliana. Ha ragione da vendere Pietrangelo Buttafuoco che in Buttanissima Sicilia (Bompiani, 2014), scrive: "E' necessario abrogare lo Statuto speciale. Lo Statuto sarà pure nella Costituzione, ma questo privilegio, frutto dell'unica e vera trattativa Stato-mafia, può essere tagliato con un colpo di penna. E un colpo di coraggio. Non si può estirpare dalla vica carne dell'Italia un obbrobrio come l'Autonomia regionale che serve solo ai parassiti che ne beneficiano? Basta".

Già in passato trattammo sul Faust la disastrosa gestione della Regione Sicilia. Ma il sultanato non si è per nulla modificato. Le speranze della gestione Crocetta sono svanite. Rosario Crocetta, eletto presidente della Regione nell'ottobre 2012 aveva dato l'illusione di voler cambiare le cose ma i Gattopardi hanno avuto la meglio.
Nel novembre 2012 dichiarò di voler partire con la spending review e promise una Regione a sette stelle. Invece "Crocetta criminalizza i tanti problemi che non sa risolvere. Invece di governare declama".
Sempre Buttafuoco: "E' la fogna del potere, la Sicilia. In nessun posto come a Palermo il numero dei dipendenti pubblici lievita. A ogni legislature corrisponde un'infornata di clientele. L'autonomia, in Sicilia, a eccezione dell'ufficio del commissario dello Stato, non ha strumenti di controllo. E non c'è quindi notizia che turbi il già disastrato status quo di un mostro burocratico-politico in cui gli enti mangiasoldi, in liquidazione da più di trent'anni, sono la testimonianza di una catastrofe socioeconomica".

La Sicilia si riprenderà quando diremo basta ai contributi a fondo perduto. Come dice Marco Vitale, la fine della cassa è il più grande fattore di mutamento culturale. Invece, tra fondi del FAS (Fondo Europeo per le aree Sottosviluppate) e del Fondo Sociale Europeo (FSE), le truffe e le illusioni proseguono indefesse.
Nel periodo 2007-13 i fondi strutturali hanno finanziato oltre 739mila interventi per un ammontare pari a 51,7 miliardi di euro, di cui oltre il 70 per cento destinato al Mezzogiorno (Nannariello, lavoce.info). Spesso interventi frammentati in modo eccessivo.

Federico II di Svevia
"Ma ancor peggio, e ancora più fruttuosa sul piano clientelare, è la giostra della "formazione": un marchingegno attraverso il quale alcuni disoccupati trasformati in docent "formano professionalmente" altri disoccupati destinati a diventare a propria volta "docenti" di nuovi disoccupati nel frattempo sopraggiunti, tutti foraggiati con I fondi racimolati nel mare delle sovvenzioni. E dei paradossi. E' la prima industria di Sicilia, questa della formazione".

Federico II si rivolta nella tomba. Noi rischiamo di finirci presto.

lunedì 6 ottobre 2014

Gli 80 euro sono sacrosanti ma per far ripartire i consumi serviva mandare un assegno a casa

I consumi degli italiani languono. Il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan evoca il 1929. Tutti si domandano come far ripartire l'Italia, malato grave da oltre vent'anni.
E' chiaro che i problemi sono strutturali ma una ripresa ciclica aiuterebbe gli italiani ad accettare e assorbire gli effetti delle riforme necessarie.

Settimana scorsa sono andato al cinema a vedere Frances-Ha, film americano dove si racconta una simpatica storia di amicizia - a NY - tra Frances e Sophie.

A un certo punto Frances - che pur cercando con tenacia di seguire la sua passione di ballerina, è squattrinata - apre una busta e con grande sorpresa vede un assegno dell'Internal Revenue Service (IRS, l'Agenzia delle Entrate americana) che gli manda via posta un rimborso.
Francis non esita un istante e li spende subito! Invita un suo amico a cena, con il quale insiste nel pagare lei proprio perchè "arricchita" dal rimborso fiscale.

E' un insegnamento per il Governo Renzi. Appena insediato, uno dei primi provvedimenti adottati dal Governo è stato lo sgravio fiscale in busta paga per coloro che hanno un reddito netto inferiore ai 1.500 euro. Sono i famosi 80 euro mensili. Quelli che sono rimasti "sotto il materasso". Il bonus fiscale che avrebbe dovuto far ripartire i consumi degli italiani, che scendono da diversi anni e non sembra vogliano risalire. Se l'italiano può, appena ha dei soldi, risparmia, perchè teme che in futuro ne avrà bisogno (magari per pagare la TASI). Con il calo dei prezzi di agosto, i media ha evocato il 1959, l'ultimo anno in cui su base annua i prezzi al consumo hanno fatto segnare una crescita negativa.

Gli economisti sono rimasti sorpresi dal comportamento degli italiani. Si vede che non hanno studiato finanza comportamentale. Ed è un peccato perchè è di grande aiuto per capire alcuni fenomeni.

Nel suo mirabile Semplice. L'arte del governo del terzo millennio (Feltrinelli, 2014), Cass Sunstein - lo "zar della regolazione" - spiega cosa avrebbe dovuto fare Renzi. Sunstein è colui che ha Obama ha voluto a capo di uno dei dipartimenti più influenti della Casa Bianca, l'Office of Information and Regulatory Affairs (Oira), per ripensare radicalmente il modello di governance su cui si reggono gli Stati Uniti d'America.

Sunstein è chiarissimo (p. 182): "Nel contesto della politica fiscale, un grande obiettivo è quello dello stimolo della spesa. Il governo può avere l'esigenza di far giungere denato nelle tasche dei cittadini in modo che questi spendano, promuovendo così la crescita economica. Se l'obiettivo è questo, qual è il modo migliore per raggiungerlo? Considerate due possibili approcci:
1. distribuire denaro spedendo rimborsi sotto forma di assegno.
2. distribuire denaro riducendo le trattenute fiscali.

The invisible gorilla, il contrario della salienza
L'opzione 2 presenta evidenti vantaggi: è più semplice e meno costosa da mettere in atto. Spedire gli assegni può costare molto (...). I dati empirici, però, dimostrano che la teoria standard si sbagli adi grosso. Se il fine è di indurre la gente a spendere di più, un assegno è molto più indicato di un equivalente riduzione delle trattenute. Una valida spiegazione di questo fenomeno ha a che fare con la salienza. Un assegno estratto da una busta e tenuto tra le mani è molto più visibile di una riduzone delle trattenute. Anzi, uno studio ha scoperto che la maggioranza delle famiglie neppure si accorge dei cambiamenti nel sistema delle trattenute. Le famiglie che non ricevevano l'assegno per posta, bensì si trovavano con un semplice piccolo aumento in busta paga, tendevano in misura molto minore a usare quel denaro per acquisti di qualche rilievo".

Quando avremo il piacere di avere qualche economista comportamentale a Palazzo Chigi?

P.S.: Si consiglia anche la lettura di Thaler-Sunstein La spinta gentile. La nuova strategia per migliorare le nostre decisioni su denaro, salute, felicità (Feltrinelli, 2009).