E' un rito nazionale. Il 31 Maggio di ogni anno - quest'anno il 30 - la Banca d'Italia, rappresentata dal suo massimo esponente, il governatore, esprime le sue valutazioni su crescita economica, intermediari creditizi e finanziari, competitività del sistema Italia,Vigilanza e politica monetaria.
Anche quest'anno l'analisi di Ignazio Visco è stata piena di verità, esattezza, chiarezza, in tempi dove l'opacità, l'ipocrisia, il dire e il non dire ha la meglio.
Tra i tanti messaggi presenti nelle Considerazioni finali, porto alla vostra attenzione un passaggio che necessita di una spiegazione: "Bisogna operare per rafforzare la separazione tra fondazione e banca, non consentendo il passaggio dai vertici dell’una agli organi dell’altra ed estendendo il divieto di controllo ai casi in cui esso è esercitato di fatto, anche congiuntamente con altri azionisti. Rapporti stretti con il territorio di riferimento sono, per molte banche medie e piccole, una fonte di stabilità, che si riverbera a beneficio dell’economia locale. Tuttavia, un’interpretazione fuorviante di questi rapporti può distorcere l’erogazione del credito, mettendo a rischio la solidità dei bilanci bancari e l’allocazione efficiente delle risorse. Casi di questo genere divengono più probabili in presenza di una recessione prolungata come quella che abbiamo attraversato. Operiamo per indurre le banche a rafforzare i presidi aziendali, organizzativi e di governo societario al fine di prevenire degenerazioni nei rapporti di credito con la clientela, a correre ai ripari quando queste si siano manifestate" (a voce Visco li ha definiti "comportamenti inaccettabili").
Ogni riferimento a Banca Carige non è casuale. Lo scandalo della Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, dove il settantasettenne Giovanni Berneschi - dominus incontrastato, prima Presidente della Banca e poi della Fondazione - ha fatto quello che ha voluto per trent'anni, è emerso nelle ultime settimane.
Grazie a Berneschi - arrestato con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al riciclaggio - sono stati finanziati senza garanzie gruppi imprenditoriali - "amici" di Berneschi - che non avrebbero superato un'analisi seria di merito di credito. Alcune banche hanno trasformato la bandiera della vocazione trerritoriale nella coperta del peggior capitalismo di relazione.
Solo la consegna in Procura, nell'autunno scorso, della relazione ispettiva di Banca d'Italia ha fatto partire le indagini che in passato erano state bloccate da giudici amici. Visco ha aggiunto: "Nella debita distinzione di funzioni e strumenti, la collaborazione con la magistratura è intensa".
A me è tornata in mente una superba definizione di Sergio Siglienti nel suo mirabile Una privatizzazione molto privata (Mondadori, 1996), dove definì debitori di riferimento i membri dei consigli di amministrazione delle banche a sua volta finanziati dalle banche stesse: "Quando una decisione è affidata (anche a livello di comitato esecutivo) a esponenti di imprese clienti della banca, essa può trovarsi a essere di fatto controllata dai suoi debitori" (p. 95).
Ecco il busillis. Per anni in Italia abbiamo avuto "debitori di riferimento", invece che seri "azionisti di riferimento".
Le Considerazioni finali si chiudono sempre con un messaggio di speranza. L'anno scorso era un invito agli imprenditori a tornare ad investire. Quest'anno il Governatore ha sottolineato l'importanza della dinamica delle aspettative e della fiducia nel futuro:
"La via della ripresa, non solo economica, non sarà breve, né facile. L’incertezza è insita nella transizione, rapida, verso un mondo molto diverso, più mobile e aperto, dove la tutela dei deboli deve coniugarsi con l’offerta di opportunità per i giovani. Politiche di ampio respiro vanno inserite in un quadro chiaro e organico di interventi. Chi investe, chi lavora e consuma, deve potersi confrontare con un programma che consideri tutti gli aspetti da riformare nella società e nell’economia, che promuova l’innovazione e il rispetto della legge, ispirandosi a principi di efficienza ed equità, che premi il merito e la responsabilità. Anche se le singole misure potranno essere attuate
in tempi diversi, non solo per i vincoli di bilancio, la visibilità di un disegno coerente rassicurerà i cittadini, rafforzerà quella fiducia nel futuro senza di cui ogni progresso è impossibile" (sottolineature mie, ndr).
Caro #Renzi, il Governatore ti ha passato la palla, ora devi fare goal con le riforme strutturali.
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RispondiEliminaQuesto pensier espresso dal Governaore dovrebbe diventare il manifesto di tutti, dal Primo Ministro all'ultimo degli italiani. E' solo con un unico e condiviso grande disegno dell'Italia che in cui vogliamo vivere tra 20 anni che ci può portare a vivere un nuovo e lungo periodo florido e felice. Continuare - invece - ad agire senza un una visione globale e su base di singoli protagonismi non può che continuare a portarci alla deriva in un mare sempre più burrascoso e insidioso.
Oggi si sente parlare tanto di riforme ma ancora nessuno è stato in grado veramente di rappresentare un disegno limpido e chiaro.
Auguri a tutti noi!