Mercoledì 23 ottobre è stata per me una giornata di grandi emozioni e ricca di soddisfazioni. Era in programma la presentazione - presso la sede prestigiosa e bellissima di
Palazzo Altieri dell'ABI (
Associazione Bancaria Italiana) - del volume
Parola di Governatore (
Nino Aragno Editore, 2013) dedicato al Governatore della Banca d'Italia Paolo Baffi, sulla plancia di comando dal 1975 al 1979, periodo da lui definito "
il mio quinquiennio di fuoco". Il volume è stato curato dal sottoscritto e dallo storico
Sandro Gerbi, dotto e sapiente gentiluomo.
I relatori presenti erano quanto di meglio ci si potesse aspettare:
- Mario Sarcinelli, già vice direttore generale di Bankitalia, braccio destro di Paolo Baffi fino alle sue dimissioni del 1981; con Baffi vennero definiti il
duo inafferrabile. Impossibile cercare di trattare con loro per le questioni di Vigilanza. Solo la messa in stato di accusa dei due e l'arresto di Sarcinelli il 24 marzo 1979 hanno impedito che il lavoro proseguisse; per appronfondire la vicenda giudiziaria di cui sono state vittime Baffi e Sarcinelli si rimanda ad
altri post;
- Paolo Savona, stretto collaboratore di
Guido Carli in Banca d'Italia, ordinario di politica economica alla Luiss;
- Piero Barucci, ordinario di storia delle teorie economiche presso l'università degli studi di Firenze. Barucci è stato Ministro del Tesoro dei Governi Amato e
Ciampi nel 1993-4. La sua esperienza da ministro è stata raccontata in modo affascinante nel volume
L'Isola italiana del Tesoro. Ricordi di un naufragio evitato (1992-1994) (Rizzoli, 1995).
Fa gli onori di casa il Presidente dell'ABI Antonio Patuelli.
In prima fila, ospite d'onore, il
Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco.
Mentre mi preparavo mentalmente al mio intervento, si alza in piedi il Presidente Patuelli e dice: "E' arrivato poco fa un
telegramma del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che vi leggo: "Ospitando la presentazione del volume dal titolo 'Paolo Baffi. Parola di Governatore', l'Associazione Bancaria Italiana ha assunto la meritoria iniziativa di rinnovare il ricordo di Paolo Baffi, insigne economista e integerrimo e fedele servitore dello stato.
Attraverso la raccolta delle 'Considerazioni finali', pronunciate nel corso del suo mandato di Governatore e la pubblicazione integrale del diario tenuto da Baffi negli anni 1978-1981, l'opera consente di ripercorrere alcune cruciali vicende che hanno caratterizzato uno dei periodi più difficili della vita economica e politica del paese.
Dagli scritti emergono con grande nitidezza i valori che Paolo Baffi seppe incarnare come pochi, nella vita professionale come nell'esperienza umana: il rigore nell'analisi scientifica, la passione civile che animava la sua ricerca di soluzioni per i gravi problemi del paese e, soprattutto, l'integrità morale che lo condusse a difendere, con coraggio ed a costo di ingiuste accuse, l'indipendenza della Banca d'Italia da indebite ingerenze e oscure macchinazioni.
In questo spirito rivolgo a lei, gentile presidente,
agli autori del volume, agli illustri relatori e a tutti gli intervenuti all'evento il mio più vivo apprezzamento ed augurio".
Il Presidente dell'ABI mi cede la parola. Cerco di superare l'emozione. Inizio a parlare.
Al fine di dare senso compiuto al mio intervento, ho voluto concentrarmi sull'attualità del pensiero di Baffi. Quando di parla di Maestri, è opportune rielaborare il loro pensiero e riportare i passi significativi all'attualità, proprio perchè alcune considerazioni sono universali e valgono sia per ieri che per l'oggi.
Gli italiani cadono spesso vittima di illusioni. Come Leopardi nello
Zibaldone parlò di "strage delle illusioni", così Baffi nel 1974 all'Accademia dei Lincei intrrodusse l'espressione "
gioco delle illusioni", in relazione all'inflazione che compisce il risparmio, così faticosamente raccolto.
«In questi anni ha
inizio il gioco delle illusioni, che sembra destinato a continuare, per cui il
risparmio delle famiglie non si traduce interamente in accumulazione di
ricchezza reale». Possiamo dire con gli occhi di oggi, che eravamo solo all’inizio, perché
l’illusione monetaria è proseguita a lungo, con gravi effetti distorsivi sul
funzionamento del sistema economico italiano.
Riprendiamo Baffi:
La politica del risparmio […]
delle Famiglie è condizionata dallo stato di crescente inflazione in cui da
qualche anno si dibattono le economie dei paesi occidentali sviluppati [...].
Esso rende più arduo e spesso vano lo sforzo del risparmiatore di ricavare un
frutto reale dalle sue attività finanziarie, od anche semplicemente di conservare
il valore di queste nel tempo.
In Italia, durante gli anni
’60, i titolari di attività finanziarie hanno tratto dai loro averi tassi
d’interesse reali modesti, nulli o negativi secondo i tipi di attività e gli
anni d’investimento e disinvestimento. Poiché l’inflazione si è venuta
accelerando, quanto più a lungo l’investimento è stato mantenuto, tanto
peggiore è stata la sua sorte.
È per questa ragione che nel 1974 – al fine di proteggere
il risparmio dall’inflazione – Baffi propose di offrire
titoli a scadenza più breve (intrinsecamente meno esposti alle variazioni dei
corsi) e titoli con clausola di aggiustamento monetario (quali furono, a partire dal 1976, i nuovi
Certificati di Credito del Tesoro). Una innovazione assoluta. Non per niente,
come testimonia Padoa-Schioppa, «aveva lo sguardo lungo. Era infastidito dalla
moda di stare costantemente sintonizzati sulle onde corte del fatto quotidiano».
Nelle ultime Considerazioni Finali, il Governatore Ignazio Visco non usa
il termine “illusioni”, ma le sue sono parole di verità di cui ha bisogno
l’Italia per uscire dal suo stato catatonico:
Non siamo stati capaci di rispondere agli straordinari
cambiamenti geopolitici, tecnologici e demografici degli ultimi venticinque
anni. L’aggiustamento richiesto e così a lungo rinviato ha una portata storica;
ha implicazioni per le modalità di accumulazione del capitale materiale e
immateriale, la specializzazione e l’organizzazione produttiva, il sistema di
istruzione, le competenze, i percorsi occupazionali, le caratteristiche del
modello di welfare e la distribuzione dei redditi, le rendite incompatibili con
il nuovo contesto competitivo, il funzionamento dell’amministrazione pubblica.
È un aggiustamento che necessita del contributo decisivo della politica, ma è
essenziale la risposta della società e di tutte le forze produttive.
Visto che Baffi è stato definito da
Mario Draghi traghettatore di idee, allora
riprendiamo in mano le ultime Considerazioni
Finali di Baffi, 31 maggio 1979 dove Baffi invita tutti gli attori economici alla coerenza. Non possiamo pensare che basti la la politica monetaria; che le politiche monetarie
non convenzionali adottate dalla banche centrali ci portino fuori dalla crisi.
Sono necessarie le riforme strutturali (e in Italia, più che in altri paesi,
gli andamenti ciclici si sovrappongono a gravi debolezze strutturali: la riforma del mercato del lavoro, della giustizia civile, del sistema
di istruzione; abbiamo bisogno di semplificazione normativa e di migliorare il
funzionamento dell’amministrazione pubblica; è opportuno aprire alla concorrenza alcuni
settori, come ci ricordano ad ogni piè sospinto l’Unione Europea, Draghi e il
Governatore Visco;
Tra
le riforme da portare avanti c’è sicuramente la riduzione – e il miglioramento
della qualità - della spesa pubblica corrente, che cresce ogni anno senza
sosta. Se negli anni Settanta il rapporto debito/pil era nell’intorno del 30%,
ora siamo oltre il 130%. Baffi nelle sue Considerazioni Finali sull’anno 1977 scrisse: “Se si è convinti che la spesa pubblica
corrente ha raggiunto valori insostenibili, che essa non risponde in modo appropriato
alle esigenze sociali e che per di più ha in sè fattori di ulteriore
deterioramento quantitativo e qualitativo, occorre intervenire senza ulteriori
indugi e senza mezze misure”. Speriamo ci abbia sentito Carlo Cottarelli, appena nominato da Saccomanni responsabile della spending review.
In chiusura del mio intervento - che potete vedere integralmente seguendo questo link - ho ripreso le ultime Considerazioni Finali di Baffi del 31 maggio 1979. Baffi invita a un impegno collettivo per salvare il
Paese dalla degenerazione, morale ed economica. E le sue parole sono profonde e
quanto mai attuali. Sono le stesse parole di chiusura del Governatore Visco
delle sue ultime Considerazioni: “Le riforme non
possono essere chieste sempre a chi è altro da noi; tutti dobbiamo
impegnarci: imprese, lavoratori, banche, istituzioni...Non bisogna aver
timore del futuro, del cambiamento. Non si costruisce niente sulla difesa delle
rendite e del proprio particolare, si arretra tutti”.
Scattano gli applausi, il Governatore Visco mi stringe la mano, Mario Sarcinelli scrive nel suo intervento che la mia "analisi dei testi è fatta con acume e in modo sistematico", la famiglia Baffi mi abbraccia. Più di così, veramente, non si può fare.
Caro Governatore Baffi, la terra ti sia lieve.