Gary Cooper riceve una forma di pane da Raffaella, adottata a distanza |
Persone competenti, preparate, con una forte passione per il lavoro - egregio - che svolgono.
Al termine del densissimo incontro, a cui ha partecipato anche il segretario generale Donatella Vergari, mi è tornato in mente un evento familiare.
Nel mese di giugno mia moglie a cena dice: voglio adottare un bambino. Io rispondo: “E la madonna! Così, di botto”. E lei: “Ma dai, sto parlando di adozione a distanza”. Ah, beh, allora ragioniamo. E penso: “Che bella cosa”.
Dopo qualche settimana arrivano i moduli a casa dell’associazione SOS villaggi dei bambini e abbiamo adottato un bimbo di coloro di nome Mwila, nato in Zambia il 5 maggio 2007. Ci hanno mandato una foto e tutta la famiglia Piccone al completo (4) si è commossa.
Il 9 novembre scorso mentre compio la consueta preghiera laica del mattino (Hegel, cit.), ossia la lettura dei giornali, leggo nella cronaca di Milano di Repubblica: “Il gran ritorno dei pionieri dell’adozione a distanza. C’è ancora bisogno di noi”.
L’attacco di Laura Asnaghi è fulminante: “Ero la figlioccia di Gary Cooper. Lui, negli anni Cinquanta, mi aveva adottato a distanza: grazie ai pacchi alimentari, agli abiti e alle 8mila lire che ogni mese mandava a mia madre, giovane vedova, ho avuto la possibilità di crescere in famiglia e arrivare alla quinta elementare. E anche al cinema gratis quando proiettavano i suoi film ”.
Chi parla è Raffaella Gravina, classe 1939, nata a Mignano Montelungo in provincia di Caserta, che è una degli 11.385 orfani di guerra sostenuti da Plan International , fondata nel 1937 per aiutare i bambini che vivevano in condizioni di miseria dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Sul finire dell'anno scorso Plan International è tornata ad operare in Italia con una sede a Milano. Negli anni ’50 a trainare l’organizzazione delle adozioni a distanza c’era una donna intraprendente come Elma Baccanelli Laurenzi, che ebbe la fantastica intuizione di coinvolgere anche i divi di Hollywood. Aderirono, tra gli altri Gary Cooper , Raymond Burr , Peter Ustinov e Harry Belafonte.
Quando vediamo gli immigrati nel nostro Paese, i cosiddetti extracomunitari, cerchiamo di essere tolleranti e comprensivi. Un tempo, non tanto tempo fa, i poveri eravamo noi. Eravamo costretti a farci adottare a distanza per poter mangiare qualcosa e arrivare in quinta elementare.
L'inferno di Rosarno |
Uno schifo.
Dare opportunità a bambini che non ne hanno é cosa nobile e bella e quindi grande é l'ammirazione e il rispetto per le associazioni che lo fanno con impegno e convinzione.
RispondiEliminaTuttavia, l'espressione "adozione a distanza" non mi é mai piaciuto tanto perché contenente intriseca contraddizione: l'adozione presuppone rapporto di intima conoscenza, vicinanza fisica e morale.
Se si é lontani come si fa a garantire tutto cio'?
E indubbia la nobiltà del gesto ma lo definirei più come assistenza remota a persone bisognose.
Ricevo e pubblico volentieri:
RispondiEliminaGrazie Beniamino. È stato un grande piacere incontrarti e sapere che c'è voglia di ascoltare, fare rete, affrontare i problemi uscendo dalle logiche di schieramento. Terre des Hommes c'è per affrontare, concretamente, i problemi dei piccoli migranti, dei bambini in carcere, della lotta sin dalle scuole materna e dalle primarie alla discriminazione e alla violenza di genere, dei diritti negati dell'infanzia.
Staff di Terre des hommes