martedì 25 settembre 2012

Il disastro dell'università pubblica italiana nel ricordo di Franco Modigliani

L'università pubblica italiana è da rifondare. Il focus dei professori non sono gli studenti, ma loro stessi, la loro carriera, i loro interessi. I Rettori sono votati dai professori stessi per cui il conflitto di interesse è enorme. La prima riforma da fare da parte del Governo sarebbe di abolire la CRUI, La Conferenza dei Rettori, organo che serve a perpetuare l'inerzia italiana, dove il prof. non c'è mai, dove la qualità della didattica non rileva, dove la valutazione dei prof. non conta, dove il Rettore presta le aule dell'Università per la festa di nozze della figlia, vedasi l'incredibile vicenda che ha per protagonista il Rettore Frati della Sapienza di Roma.

Allora, visto che oggi 25 settembre ricorre l'anniversario della morte, ricordiamo le riflessioni sull'università italiana di Franco Modigliani, costretto a fuggire negli Stati Uniti per le leggi razziali.

9 anni fa, il 25 settembre 2003 moriva l’economista Franco Modigliani – Premio Nobel per l’economia nel 1985. La sua vita è stata raccontata in modo suggestivo da Paolo Peluffo – biografo di Carlo A. Ciampi - in Avventure di un economista (Laterza, 1999).

Modigliani nelle sue memorie racconta degli episodi della sua vita che trovo veramente significativi.

Arrivato negli States mi fu subito evidente come il sistema universitario fosse più umano ed efficiente rispetto alla insopportabile impersonalità delle università italiane: pochi baroni che insegnavano a masse di studenti sconosciuti, attorniati da piccole folle di petulanti e servili assistenti. Il cameratismo e l’amicizia che spesso nascono tra professori e studenti è una delle caratteristiche dell’insegnamento superiore degli Stati Uniti e una delle ragioni del suo indubbio successo”.

Nel 1955 tornai in Italia come lettore. La mia impressione negativa fu fortissima. Avevo scordato quanto profonde fossero le differenze fra il sistema di educazione universitario negli Stati Uniti e in Italia. Il sistema italiano era una struttura a tre caste, in cui i pochi, e per la maggior parte anziani professori, occupavano la casta superiore, immediatamente inferiore a Dio, mentre un gruppo consistente di speranzosi e servili assistenti rappresentava la seconda casta, lo strato intermedio, e gli studenti, dei quali nessuno si occupava, costituiscono la base della piramide”. Ci chiediamo se sia cambiato qualcosa dal 1955 ad oggi.

Il Rettore dell’Università di Roma mi definì, mentre ero già full professor, un “giovine promettente”. Modigliani racconta anche un altro episodio emblematico. In occasione di un convegno di economisti a Washington, il professor Corrado Gini (famosissimo statistico, inventore dell’indice di Gini sulla concentrazione del reddito e della ricchezza, ndr) – tirò fuori l’orologio dal taschino e chiese a Modigliani: “Senta, ieri mi si è rotto l’orologio, me lo potrebbe far accomodare, per cortesia, e poi me lo fa recapitare in albergo?”. Modigliani rispose che la richiesta avrebbe dovuto farla al garzone della portineria dell’albergo. “Così si saggiava di che pasta eri fatto. Quanto eri in grado di subire pur di accattivarti la benevolenza del capo. Questa è una delle origini profonde della crisi italiana. Perchè una classe dirigente che è stata selezionata in base alla sua capacità di subire umiliazioni, di non avere amor proprio, è quella che non è in grado di guidare l’Italia”.

In relazione al rapporto con gli studenti, Modigliani ricorda: “Negli Stati Uniti professori e studenti hanno sempre ragionato insieme, mangiato insieme, vissuto negli stessi luoghi. Ricordo il silenzio assoluto degli studenti mentre facevo lezione a Roma. A un certo punto mi spazientii e dissi loro: “Ma insomma, non avete proprio niente da criticare delle cose che sto dicendo?”. Spesso dico ai miei studenti: “Fate domande, cercate di capire veramente le cose. Io non ho delle verità rivelate, pongo delle domande, ma non ho delle risposte certe; l’economia non è una scienza esatta”.

Anch'io nel mio piccolo spesso durante le prime lezioni ho un pubblico intimidito, non abituato a fare domande, piegato mentalmente dalla nefasta gerarchia per cui al prof. è meglio non chiedere sennò si arrabbia. Invece lo studente ha il sacrosanto diritto di chiedere e di ottenere risposte esaurienti. E' finito il tempo dei baroni.
Spesso lo studente non pretende perchè il costo della retta universitaria è irrisorio. Il costo vero è a carico della fiscalità generale, per cui - visto chi frequenta l'università - si tratta di un sussidio dalle classi operaie-impiegatizie alle classi agiate. Il welfare all'incontrario.

Carlo A. Ciampi
Come Carlo Azeglio Ciampi che saltò la quinta elementare e la terza liceo - Franco Modigliani saltò una classe; decise di saltare la terza liceo in un periodo in cui la licenza liceale era durissima. “Lavorammo come bestie”, racconta. E quell’anticipo fu decisivo perchè gli consentì di laurearsi nel 1939 prima di partire per gli Stati Uniti, fuggendo dall’Europa nazi-fascista. “Arrivammo negli USA il 28 agosto 1939, tre giorni prima che Hitler invadesse la Polonia e scoppiasse la guerra”.

Il fantastico giornalista di punta del Corriere Gian Antonio Stella – Modigliani: non fate i furbi, in una intervista del 20 aprile 1998 – scrisse: “Pochi italiani, forse, amano l’Italia come l’ama Franco Modigliani. Un rapporto struggente, malinconico, forte come sanno essere struggenti, malinconici solo gli amori contrastati. Cresciuti sul dolore, il tradimento, la diffidenza, la riconciliazione, la serenità ritrovata, la delusione”.

Caro Franco Modigliani, ti sia lieve la terra.

1 commento:

  1. prof.ss c'è chi è avanti rispetto ai propri colleghi: chi lo è per amore comune, chi per esperienze di vita, chi perchè insegue chimere e per natura è un gran sognatore!. Siamo in un paese fermo,stagno lo sappiamo tutti benissimo, a volte come disincantati lasciamo correre questo fiume in piena. Non sono scoraggiato, ma i nostri cugini spagnoli da tempo ci insegnano a reagire, a far le sentire la nostra voce: ma forse ci va bene così, per ora. So per certo che le cose cambieranno, ma i problemi di 50 anni fa so ancora gli uguali. Abbiamo prof.ss che non danno trampolini agli studenti ma gli e li tolgono. Il pilastro educativo è l'emblema di una civiltà evoluta e democratica:noi dove siamo???
    Federico Triolo

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