Il governatore della Banca d’Italia nelle sue Considerazioni finali ha ancora una volta ribadito alcuni punti fermi per una politica economica adeguata. Non poteva mancare un passaggio sullo spread Btp-Bund, metro di misurazione della credibilità del Paese, ultimamente in decisa crescita. Ignazio Visco argomenta così: “Nelle ultime settimane abbiamo però (nonostante il rapporto debito/pil sia in discesa per il 2022/2023, ndr) osservato un aumento del differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, che ha ripetutamente superato, per i decennali i 200 punti base (alias 2%, ndr). Questo brusco incremento non riflette improvvisi cambiamenti nelle condizioni di fondo dell’economia: la posizione netta sull’estero è robusta, i produttori italiani competono con successo sui mercati di sbocco, è contenuto nel confronto internazionale l’indebitamento delle famiglie e delle imprese”. E allora perché lo spread è salito? “L’incremento – chiosa Visco – richiama l’attenzione sulla fragilità strutturale rappresentata dall’alto livello del debito pubblico; conferma la necessità di proseguire senza incertezze sul sentiero di graduale rafforzamento dei conti pubblici”.
Il dato saliente è relativo al differenziale crescente verso
Spagna e Portogallo, Paesi con i quali ci siamo sempre confrontati e con i
quali abbiamo per lungo tempo mantenuto uno spread positivo. La politica conta,
evidentemente. Il quadro politico italiano è più fragile. Gli investitori si
chiedono chi succederà a Mario Draghi dopo le elezioni dell’anno prossimo. Il
timore è legato ai bipopulismi, di destra (duo Salvini-Meloni), e di sinistra
(Movimento 5 Stelle), entrambi portatori di provvedimenti gravosi per le casse
pubbliche. Come scrive Visco, “In Italia l’alto debito pubblico riduce i
margini a disposizione. Gli interventi di bilancio devono essere ben mirati e
ben calibrati per massimizzarne l’efficacia e contenerne il costo”. Qui, non
troppo velatamente, il governatore fa riferimento a quei provvedimenti –
ecobonus, bonus di vario tipo, cashback – che sono stati disegnati in
modo da favorire le classi agiate e incapaci di ridurre la povertà relativa e
assoluta (vedasi dati recenti dell’Istat). E’ quindi necessario “non abbassare
la guardia, mirando, nel medio termine, a un avanzo della spesa per interessi e
puntando a uno stabile incremento della capacità di crescita dell’economia”.
Ignazio Visco |
Da Via Nazionale, nei decenni, sono piovuti moniti per evitare che la spesa corrente e il debito pubblico esondassero. Ma la politica è rimasta sorda. E’ opportuno citare Carlo Azeglio Ciampi, governatore dal 1979 al 1993 (quando venne chiamato dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro a guidare il governo), che ricordò più volte quanto conta la credibilità delle manovre del governo. Nel 1996, dopo il summit Spagna-Italia, che produsse la necessità di accelerare nella riduzione del deficit, Ciampi (da Ministro del Tesoro) agì con risolutezza: “Il piccolo miracolo consistette nel prendere alcune misure credibili di politica economica, che produssero un rapido ridursi del differenziale di tasso di interesse tra l’Italia e la Germania e quindi una riduzione dell’onere complessivo per interessi (Da Livorno al Quirinale, il Mulino, 2010, p. 162).
Interventi calibrati, più investimenti e meno spesa corrente
improduttiva. Solo così potremo avere un percorso di sviluppo sano, una
crescita più forte, l’unica vera arma per ridurre durevolmente il rapporto
debito/pil.