Così Bortolotti: “L’Alaska Permanent Fund è un esempio di trust. Introdotto con un emendamento costituzionale nel 1976, il fondo si basa sul principio che le tutte risorse naturali dello Stato, inclusi gli idrocarburi presenti sottosuolo, appartengono al popolo e ogni anno viene alimentato con il 25 per cento degli introiti che lo Stato dell’Alaska riceve dall’estrazione del petrolio. Il board of trustees del Fondo investe in maniera prudente il proprio capitale e distribuisce di dividendi annuali identici a tutta la popolazione residente dello Stato, inclusi i bambini. Avviato con un patrimonio iniziale di circa 700 milioni di dollari che oggi supera i 35 miliardi di dollari, il fondo dello stato dell’Alaska è diventato un modello di riferimento per i fondi sovrani internazionali grazie i suoi elevati standard di trasparenza e di prudenza nella gestione patrimoniale”.
Sono denominati fondi sovrani alcuni speciali veicoli di investimento pubblici controllati direttamente dai governi dei relativi paesi, che vengono utilizzati per investire in strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, immobili) e altre attività i surplus fiscali o le riserve di valuta estera.
Il primo fondo sovrano è nato in Kuwait nel 1953 con la costituzione della Kuwait Investment Authority (entrato nella compagine sociale di Merrill Lynch nel 2008). Altri fondi sovrani sono nati nei paesi esportatori di petrolio: Emirati Arabi Uniti, Qatar (entrato in Porsche nell’agosto 2009), Norvegia (dopo la scoperta nel 1990 di un maxi giacimento di petrolio nel Mare del Nord) ma anche Singapore, dove, grazie al rilevante surplus fiscale, il governo ha costituito il fondo Temasek, uno dei primi nati e uno dei più attivi, soprattutto nelle imprese del Sud-Est asiatico. I fondi sovrani sono fondi di investimento gestiti dagli Stati con obiettivi di rendimento a lunghissimo termine. Il primo fondo sovrano è stato il fondo del Kuwait. Poi altri sono seguiti. In Europa un ottimo esempio è il fondo sovrano della Norvegia.
La ratio della costituzione dei fondi sovrani è trasferire risorse finanziarie alle generazioni successive. Il contrario della creazione di debito pubblico che trasferisce debiti al prossimo, ai nipoti.
L’ENI quando ha scoperto il petrolio in Val D’Agri, in Basilicata, ha dovuto accordarsi con la Regione per poter avere il diritto all’estrazione di petrolio. Nel protocollo d’Intenti tra Eni e Regione Basilicata sulla Val d’Agri, si prevedeva a regime una produzione giornaliera di 104.000 barili al giorno. La Regione Basilicata incassa di diritti/royalties annuali per circa 40 milioni di euro. Avrebbe senso creare un fondo sovrano regionale come ha ben fatto l’Alaska, visto che le risorse energetiche prima o poi si esauriscono.
Sono andato sul web a cercare informazioni sulla destinazione in bilancio delle risorse fornite dall’ENI alla regione. L’ultimo bilancio pubblicato – fino a pochi giorni fa era quello del 2010. Il documento ha 750 pagine. Spesso la miglior censura è l’informazione senza filtri. Come sostiene Umberto Eco, la Pravda e il New York Times domenicale di 250 pagine hanno lo stesso livello di censura.
Nelle prime 50 pagine però ci sono già informazioni che fanno capire come la Regione Basilicata sta letteralmente buttando via le risorse “donate” dalla natura.
Ecco tre esempi di spesa senza senso:
- Art. 17 – Contributo ai maestri di sci, quantificato in 20.000 €; Come è noto in Basilicata si scia tutto l’anno e nascono campioni nazionali, come Gustavo Thoni, Piero Gross e il compianto Leonardo David.
- Art. 45 – Contributo ai Comuni per la gestione dei canili, quantificato in 600.000 €;
- Art. 48 – Processo completamento sisma ’80. “Al fine di sostenere il processo di completamento delle ricostruzione post sisma ’80, la Regione Basilicata si impegna a contratte un mutuo decennale da destinare ai comuni per far fronte alle esidenze di cui all’art. 3 dela legge n. 32/1992”.
Sono esterreffatto. A 33 anni dal terremoto in Irpinia, peraltro, siamo ancora a finanziare la ricostruzione! Rob de matt.
Nei Paesi seri si investono le risorse – per definizione scarse e in via di progressivo esaurimento – derivanti dall’estrazione del petrolio in attività di lungo termine. In Italia si finanziano a pioggia progetti obsoleti o ricostruzioni a 30 anni dal terremoto. Serve altro?
Ignazio Visco |
Cadono nel vuoto assoluto le Considerazioni Finali del Governatore Visco, lette il 31 maggio scorso, in cui si legge in chiusura: “Le riforme non possono essere chieste sempre a chi è altro da noi; tutti dobbiamo impegnarci....Non bisogna avere paura del futuro, del cambiamento. Non si costruisce niente sulla difesa delle rendite e del proprio particolare, si arretra tutti”.
Prediche inutili (Einaudi, cit.).