Spesso i clienti chiedono informazioni sull’oro, sulle materie prime e pongono domande apparentamente intriganti sull’opportunità di comprare un ETC – Exchange Trade Commodity – al fine di catturare la crescita dei prezzi delle materie prime.
Ma di quale crescita stiamo parlando? Partiamo dalla diffusa percezione – profondamente errata - che l’oro – all’onore delle cronache per il rialzo forsennato degli ultimi anni - sia un “bene rifugio”. Tra il 1980 – massimo del prezzo dell’oro il 31.12.1980 a 589,75 dollari l’oncia - e il 1999 - minimo il 30.9.1999 a 251,95 dollari l’oncia - l’oro fisico ha perso il 57% del proprio valore. Quindi in 20 anni un investimento in oro avrebbe significato perdite nominali ingenti e perdite reali – al netto dell’inflazione - esorbitanti . Vogliamo ancora considerare l’oro un asset da avere in portafoglio?
Come ha sostenuto l’ottimo Tasker sul Financial Times – Why the bulls have got it all wrong with commodities, FT, 10th June 2010 – “Di-worsification is what you do when you invest in mediocre assets for a mediocre reason”. La performance a lungo termine delle commodities è assai deludente. Se il protagonista del romanzo “Seize the day” (“La resa dei conti”) di Saul Bellow, Tommy Wilhelm, avesse mantenuto le posizioni rialziste dal 1956 (nel romanzo viene consigliato erroneamente da un financial advisor e finisce male), ad oggi avrebbe perso il 75% del capitale in termini reali. Evidentemente, non è vero che le commodities sono uno strumento di copertura dall’inflazione.
Ma perchè le materie prime sono un investimento – il trading lasciamolo fare ai traders - da sconsigliare? Perchè sono l’unica asset class – tra azioni, obbligazioni e liquidità – che non regala alcun rendimento regolare frutto di dividendi, cedole o interessi. Tasker sostiene che le commodities non meritano alcun ritorno per il semplice fatto che, come il nome suggerisce, sono risorse indifferenziate che solo attraverso il valore della conoscenza possono aggiungere valore: “As societies become more sophisticated, knowledge generates ever greater returns. Societies in which commodities are highly valued are by definition primitive”.
Gli storici segnalano che il prezzo reale del rame ha segnato il suo massimo 3000 anni fa nel periodo di splendore dell’Egitto. Si può ben dire che il rame è in un bear market da 3000 anni. Attenzione a di-worsificare.
Ma di quale crescita stiamo parlando? Partiamo dalla diffusa percezione – profondamente errata - che l’oro – all’onore delle cronache per il rialzo forsennato degli ultimi anni - sia un “bene rifugio”. Tra il 1980 – massimo del prezzo dell’oro il 31.12.1980 a 589,75 dollari l’oncia - e il 1999 - minimo il 30.9.1999 a 251,95 dollari l’oncia - l’oro fisico ha perso il 57% del proprio valore. Quindi in 20 anni un investimento in oro avrebbe significato perdite nominali ingenti e perdite reali – al netto dell’inflazione - esorbitanti . Vogliamo ancora considerare l’oro un asset da avere in portafoglio?
Come ha sostenuto l’ottimo Tasker sul Financial Times – Why the bulls have got it all wrong with commodities, FT, 10th June 2010 – “Di-worsification is what you do when you invest in mediocre assets for a mediocre reason”. La performance a lungo termine delle commodities è assai deludente. Se il protagonista del romanzo “Seize the day” (“La resa dei conti”) di Saul Bellow, Tommy Wilhelm, avesse mantenuto le posizioni rialziste dal 1956 (nel romanzo viene consigliato erroneamente da un financial advisor e finisce male), ad oggi avrebbe perso il 75% del capitale in termini reali. Evidentemente, non è vero che le commodities sono uno strumento di copertura dall’inflazione.
Ma perchè le materie prime sono un investimento – il trading lasciamolo fare ai traders - da sconsigliare? Perchè sono l’unica asset class – tra azioni, obbligazioni e liquidità – che non regala alcun rendimento regolare frutto di dividendi, cedole o interessi. Tasker sostiene che le commodities non meritano alcun ritorno per il semplice fatto che, come il nome suggerisce, sono risorse indifferenziate che solo attraverso il valore della conoscenza possono aggiungere valore: “As societies become more sophisticated, knowledge generates ever greater returns. Societies in which commodities are highly valued are by definition primitive”.
Gli storici segnalano che il prezzo reale del rame ha segnato il suo massimo 3000 anni fa nel periodo di splendore dell’Egitto. Si può ben dire che il rame è in un bear market da 3000 anni. Attenzione a di-worsificare.